AL SHCMITT: A volte basta spostare il microfono anche di poco per cambiare il suono totalmente - Referenze: 23 Grammy Awards (F. Sinatra, Earth, Wind & Fire, Barbra Streisand, Neil Young, Diana Ross, Robbie Williams, Michael Bublé)

come scegliere lo studio di registrazione

Scegliere uno studio di registrazione adatto alle tue esigenze è la prima cosa da fare. Non ha senso affidarsi a una grande struttura se non si ha esperienza in merito; meglio scegliere uno studio “modulabile”, ossia commisurato al lavoro da svolgere, che ti sappia consigliare bene già dai primi passi, che sappia accompagnarti nella giungla che ti aspetta e che tu hai scelto. Hai scelto di fare l’artista e questo è soltanto il primo passo!

Prima di entrare in studio però, dovresti sapere alcune cose che ti permetteranno di prepararti meglio e ottimizzare i risultati e il tempo, che solitamente si paga.

Questa guida sintetica ti aiuterà a chiarirti le idee.

 

Le ragioni che spingono a rivolgersi ad uno studio di registrazione sono principalmente due, ma il lavoro di preparazione non cambia; il motivo più diffuso è quello del demo da presentare ai locali dove si suona musica live, mentre il secondo motivo è incidere un disco da inviare alle case discografiche.

Il primo problema che potrebbe presentarsi, soprattutto quando registro una band, riguarda i volumi di ogni strumento e la propensione dei singoli musicisti a prevaricare sugli altri elementi della band. Questo aspetto si nota molto in studio di registrazione anche se nasce da una non corretta impostazione in sala prove; ma nulla che non si possa mitigare durante una prova generale utilizzando buonsenso e metronomo.

Si, il metronomo! Strumento che spaventa molto perché non tutti i gruppi sono abituati a suonare insieme seguendo il metronomo, soprattutto il batterista. Può sembrare un metodo radicale anche se non obbligatorio, ma se ci si abitua a studiare e provare con il metronomo, i rischi di andare fuori tempo si riducono di moltissimo facilitando il compito per tutti i musicisti.

Un’altra buona abitudine è quella di registrare le prove, per capire come migliorarsi e valutare se i volumi sono adeguati o se, come nella maggior parte dei casi, sono troppo alti.

partiamo con la registrazione

Bene, ora si può iniziare a registrare! Sempre che se non si presenti la paura del tasto “REC”

In effetti, la prima volta in studio di registrazione può essere traumatica. La paura del tasto REC non colpisce soltanto i neofiti ma tantissimi artisti di fama internazionale che si lasciano prendere dal panico pre-registrazione.

La prima registrazione è dedicata alla chitarra solista e al cantante che creeranno una traccia guida sulla quale gli altri componenti dovranno poi suonare. Il batterista sarà il primo a suonare sulla traccia guida, seguito dal bassista o ancor meglio se riescono a suonare insieme da subito.

Sistemati basso e batteria seguiranno a ruota le chitarre; questa parte mi piace tantissimo perché microfonare un amplificatore è sempre un’esperienza nuova. Ogni catena musicale, composta da musicista, chitarra e amplificatore è sempre un connubio diverso e un mondo nuovo da scoprire; per questo motivo presto particolare attenzione alle chitarre ritmiche che invece nell’immaginario delle band, soprattutto alle prime armi, hanno un ruolo secondario rispetto alla chitarra solista. In realtà la chitarra ritmica deve essere più che perfetta e collaborare a tempo con il basso e la batteria.

Deve dare il tiro giusto

 

Un consiglio che può sembrare scontato, anche se la mia esperienza dimostra il contrario, è quello di arrivare in studio di registrazione con gli strumenti sempre in ordine. Corde nuove, cavi funzionanti, pelli di tamburo tirate, plettri di riserva ed è buona abitudine portare con sé l’accordatore e, soprattutto, bisogna dotarsi di tanto spirito autocritico.

Queste piccole attenzioni vi permetteranno di evitare figure barbine
e soprattutto tantissime perdite di tempo

 

E’ la volta della chitarra solista e subito dopo del front-man o della front-woman; due componenti che più degli altri tendono a prevaricarsi a vicenda; nulla di più sbagliato. Questa “diatriba” potrà risolversi soltanto dopo un buon ascolto in cuffia e, soprattutto, dopo essersi armati di tanto spirito autocritico come già detto prima.

Ennesima dimostrazione che il lavoro che è fatto in sala prove deve essere particolarmente curato, registrato e riascoltato; non ci si può accontentare, non si può suonare e basta o soltanto per sfogare le energie. Bisogna sperimentare e ascoltare, provare e ascoltare; suonare, registrarsi, ascoltarsi e riprovare.

Questo è il segreto di una buona registrazione in studio:
il lavoro fatto prima in sala prove!

 

Anche in questo posso esservi d’aiuto, seguendovi in sala prove prima e poi nel mio studio di registrazione. Posso mettere a disposizione la mia esperienza, la mia strumentazione elettronica e il mio orecchio assoluto; dono che mi è stato concesso e che continuo ad allenare fin dall’età di 4 anni.

SEI IN RECORDING